Episodio da libro Cuore a ferragosto presso il campeggio di Aprica. Alcuni clienti della struttura ricettiva di Córteno Golgi-San Pietro, vicina ad Aprica, si sono resi protagonisti di un atto di solidarietà nei confronti di un pover’uomo di 61 anni di nazionalità austriaca, “adottandolo†per un giorno e una notte. Mario Re – questo il nome dell’uomo, di madre italiana (così ha riferito) – nato a Graz e forse residente a Bruck and der Mur, si era presentato verso le 17 alla reception chiedendo alloggio per la notte.
A piedi, vestiti lisi e barba incolta, mostrava stanchezza e desiderio di riposare e veniva quindi ospitato in una piccola unità abitativa. Dopo un paio d’ore però, i primi sospetti dell’esistenza di qualche problema, almeno di confusione mentale: l’uomo, che non parlava altro che il tedesco, a bassa voce e con frasi sconnesse, chiedeva “arbeit†(lavoro), presumibilmente per poter pagare in natura il servizio resogli ed “essen†(mangiare).
Il poveretto, magrissimo e debilitato, non era però evidentemente in grado di svolgere alcun lavoro, senza contare il fatto che nessuno dà impiego al primo venuto, per di più il 15 agosto. Tra l’altro, causa la lingua e la voce bassa, era difficilissimo capire cosa l’uomo bisbigliava. Alcuni ospiti del campeggio, nel frattempo, avevano notato le sue condizioni e chiedevano spiegazioni al gestore. Questi telefonava ai carabinieri, dai quali veniva a sapere che lo stesso giorno il poveretto era stato portato da qualcuno al pronto soccorso di Édolo, ma dimesso perché non presentava nessun problema fisico grave.
A questo punto scoccava la scintilla della solidarietà , in particolare da parte della signora Enrica, in campeggio col marito. Questa si prodigava, a sue spese, per assicurare al malcapitato una cena calda e capire meglio, per quanto possibile, i suoi problemi. L’uomo, alla fine, poteva andare a dormire tranquillo, poco prima dell’inizio dei fuochi d’artificio sia ad Aprica che a Córteno.
Il mattino successivo, dopo alcune telefonate senza esito per cercare l’intervento di qualche ente benefico d’assistenza (a giudizio di tutti quanti lo hanno visto Mario Re ne ha bisogno), si è ripetuta la stessa scena della sera precedente: colazione al bar del campeggio e pagamento del pernottamento con sconto, di nuovo offerti dalla signora Enrica e dal marito Gianluigi, ai quali si aggiungeva nel generoso gesto un’altra coppia, quella formata dalla signora Patrizia e dal marito Pierluigi, anche loro smossi dalle condizioni e dall’aspetto dimesso del povero Mario Re.
Non chiedeva l’elemosina con le parole, ma con gli occhi sì. E forse chiedeva anche qualcos’altro. Rifiutava comunque, in un timido atto d’orgoglio, il possibile intervento della Caritas di Sondrio, che si sarebbe potuto rendere disponibile in extremis. Si avviava dunque a piccoli passi verso la Valtellina col suo misero bagaglio, dopo aver ripetutamente ringraziato i benefattori di un giorno. Si spera (ma non si esclude) che il poveretto non finisca presto ricercato da “Chi l’ha vistoâ€.