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1- Quali obiettivi e quali destinatari hai pensato per questo Atlante Occitano?

L'obiettivo principale è quello di fornire delle informazioni semplici, ma allo stesso tempo complete, sull'Occitania, cercando di soddisfare le curiosità sia di chi in questa terra abita, ma magari non ha avuto l'occasione per approfondirne la storia e la cultura, sia di chi ha "incontrato" l'Occitania e vuole saperne di più, avere un inquadramento geografico, storico, etnografico. Si potrebbe riassumere nello slogan "per orientarsi fra geografia, storia, uomini, passioni e realtà dello spazio occitano".

2- Anche questa pubblicazione della Comunità Gesso e Vermenagna, edita dalla Chambra d'òc, è scritta in quattro lingue e si apre con quella occitana. Non temi che questa scelta risulti difficile per i lettori?
Sin dalla prima volta che abbiamo adottato le versioni in più lingue abbiamo avuto la consapevolezza che doveva essere una scelta forte, che tenesse conto di ciò che vogliamo che sia la lingua occitana: una lingua viva, in cui esprimersi per parlare dell'oggi, del ieri, del domani. Una lingua che non si fossilizzi sulle espressioni letterarie, ma che possa comunicare a chi oggi l'ascolta. Inoltre, vorremmo che le questioni occitane non fossero riservate a un numero ristretto di parlanti, ma che si creino occasioni di confronto anche con persone che arrivano da lontano, per arricchirsi delle diverse esperienze. Da qui la scelta dell'italiano, del francese e dell'inglese.

3- Nell'Atlante Occitano si toccano molti argomenti, dai trovatori, ai poeti contemporanei, questioni di geografia e un rapido excursus storico, la consapevolezza socio-linguistica del XX secolo, la musica e i canti, la minoranza occitana delle valli alpine fino alle più recenti problematiche linguistiche ed identitarie, il ruolo dei media, il futuro della lingua… non si rischia di far confusione?
In realtà si parla ancor troppo poco di Occitania. Il suo essere divisa fra stati diversi nel corso dei secoli, ha fatto sì che i personaggi storici, le letterature, le espressioni musicali si evolvessero in modo separato e piuttosto localistico. L'obiettivo è quello di riannodare i fili di una lingua e di una cultura che è una pur nelle diverse espressioni. Dovrebbe crescere la consapevolezza che, pur nella valorizzazione delle particolarità, queste particolarità acquistano senso nella globalità (dell'Occitania). E perchè non bisogna nascondersi il fatto che il decremento demografico ha fatto diminuire il numero dei parlanti e le pressioni culturali omologanti rischiano di far perdere l'identità alle generazioni più giovani.
L'Atlante occitano va nella direzione di ricercare il comune sostrato occitano, i personaggi che siano punto di riferimento per chi oggi si sente occitano, per portare alla luce le nostre radici comuni.

4- Un augurio, una speranza per l'Atlante Occitano e la sua diffusione?
Spero che sia seguito da altre iniziative che valorizzino la crescita di consapevolezza che in questi ultimi anni abbiamo visto negli incontri occitani di Carcassonne e di Beziers, nelle cerimonie della bandiera occitana nei Comuni delle nostre valli.
Spero che ci sia un seguito nella crescita dell'identità degli occitani, nel coraggio dell'uso della lingua in situazioni pubbliche, ma anche in quelle più quotidiane.
Mi auguro, infine, che la tensione che ha accompagnato la nascita della legge 482 di tutela, non venga meno: il lavoro da fare per tutelare le lingue, senza trasformarle in oggetti da museo, è ancora tanto e ha bisogno di un supporto, anche finanziario, continuativo e prevedibile, perché il lavoro sulle minoranze è inevitabilmente di medio-lungo periodo. Perciò mi auguro che l'Atlante Occitano serva anche a tener viva la questione minoritaria.

 

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