Anna Torretta, guida alpina della Società Guide di Courmayeur, e Viviana Savin sono partite il 2 ottobre, per un’avventura in alta quota, la cresta sud – ovest dell’Ama Dablam, vetta di 6856 m nella regione nepalese del Khumbu, lungo la via per Everest e Lhotse. Due donne in perfetta autonomia ad affrontare una via non estrema, ma mai banale, che fu percorsa la prima volta nel 1961 da una spedizione britannica guidata da sir Edmund Hillary, che allora definì l’itinerario straordinariamente difficile.
Si tratta di passaggi su roccia fino al VI grado e pendii di neve e ghiaccio di 50/60 gradi: difficoltà tecniche dunque, assommate all’impegno dell’altitudine. Per Anna, occupata fino all’ultimo in Sardegna nell’apertura di una nuova via di 350 metri, denominata “la scalaâ€, sulla falesia di Cala Gonone, l’Ama Dablam è la prima concretizzazione del suo progetto “Il lato femminile della montagnaâ€. Il viaggio in Himalaya sarà anche occasione per un incontro con la nepalese Pemba Doma Sherpa, al fine di concordare altre iniziative con lei e l’americana Zoe Hart, per avvicinare alla montagna donne di culture diverse.
Per Viviana Savin è invece la realizzazione di un sogno. La ventisettenne di Cogne, con alle spalle un passato da fondista, ha cominciato con l’alpinismo circa dieci anni fa con il papà Albino, guida alpina. Si è appassionata alle cascate di ghiaccio e l’anno scorso è entrata nel circuito di gare di Coppa Italia. Confessa di amare l’alta montagna e l’alpinismo classico più dell’arrampicata in falesia e cita qualche salita del suo curriculum: la Nord del Gran Paradiso, la Nord della Becca di Gay, il Cervino in giornata. Da tempo sognava di andare in Nepal ed è contentissima di questa opportunità , ma si sente anche rilassata, perché, spiega: «Se qualcosa non va sono pronta a rinunciare. Non devo dimostrare niente a nessuno. So di essere molto determinata quando ho un obiettivo, ma so anche che voglio tornare a casa viva».
Eloise Barbieri, già tre ottomila nel suo curriculum, è pronta a partire per una nuova avventura, questa volta in orizzontale o quasi, ma ugualmente molto impegnativa. Si tratta infatti della traversata completa nord –sud (circa 330 km) dello Hielo Patagonico Sur, enorme calotta glaciale, seconda per estensione solo alla Groenlandia. Nell’impresa, riuscita per ora solo a due norvegesi e a dei cileni, che però avevano punti di rifornimento, sarà accompagnata dalla bellunese Antonella Giacobini e dalla bergamasca Nadia Tiraboschi. La Giacobini ha all’attivo la traversata est-ovest della Groenlandia con gli sci e un tentativo sullo Hielo patagonico Sur nel 2002. La Tiraboschi, guida alpina da dieci anni, ha un nutrito curriculum di salite su montagne europee ed extraeuropee. Nel 2004 è stata una delle due donne scelte per partecipare alla spedizione al K2 ed è già stata in Patagonia sul Fitz Roy, sull’Aiguille Poincenot e sul Cerro Torre.
Un autunno ricco di promesse dunque per le alpiniste che sembrano “osare†di più. «Qualcosa si sta muovendo – conclude Anna Torretta – Da sei, sette anni organizzo corsi per spingere le donne ad andare in montagna e adesso c’è finalmente una presa di coscienza da parte loro di quel che sanno fare, assumendosi le proprie responsabilità anche in montagna».
Oriana Pecchio