“Pakistan winter sports” è la nuova spedizione della guida alpina di Valtournenche Hervé Barmasse, partito domenica 17 gennaio con altri due alpinisti e un medico. Destinazione è la valle di Shimshal, nel Nord del Pakistan, regione Hunza. Il villaggio di Shimshal, noto per i suoi portatori di alta quota, si trova a circa 3500 metri di altitudine ed è stato raggiunto da una strada per le jeep solo nel 2003. Gli abitanti hanno impiegato 56 anni per costruirla, con pala e piccone, e collegarsi alla Karakorum Highway.
«L’idea è nata rileggendo un mio diario di spedizione del 2005. – racconta Barmasse – Mi chiedevo quanto sarebbe stato entusiasmante confrontare due culture diverse come quella “Occidentale” e quella “Islamica” attraverso una spedizione invernale che, come obiettivo alpinistico non avesse avuto la salita di un ottomila, ma l’apertura di nuove cascate di ghiaccio e lunghe discese con gli sci in un luogo remoto. Ho perfezionato il progetto e l’ho proposto alla North Face che ha accettato e lo ha interamente finanziato».
La spedizione è formata da tre alpinisti, oltre a Barmasse ci sono l’americano Chris Erikson e il basco Eneko Pou, e da un medico, Marco Cavana, rianimatore dell’ospedale regionale U. Parini di Aosta, perché gli obiettivi non sono solo alpinistici e sportivi, ma anche di carattere sociale. Proprio quest’ultimo intervento è diventato ancor più impellente a fronte di una terribile frana che in questi giorni ha devastato alcuni villaggi della valle Hunza, causando più di 50 morti e circa 1500 senza tetto. Nel progetto di Barmasse il medico della spedizione dovrà infatti tenere delle lezioni sulle patologie legate all’alta quota e sull’igiene quotidiana.
«L'idea è quella di iniziare dopo una fase "esplorativa" una collaborazione anche a distanza che nasca e si fondi sull'alpinismo e la medicina che studia quelle forme di patologia legate alla quota, la cosiddetta Medicina di Montagna. La fase esplorativa servirà a capire quali esigenze una zona remota in un ambiente difficile e lontano da rotte più "commerciali" possa avere. Tutto ciò con la delicatezza e la disponibilità ad instaurare nuovi rapporti umani che possano portare ad un reciproco arricchimento. Crediamo che la passione per l'alpinismo e le conoscenze legate alla medicina possano essere un buon lasciapassare affinché semplici progetti possano cambiare alcune prospettive di persone e condizioni fra loro inizialmente estranee e lontane» ha dichiarato Marco Cavana, in forza all’elisoccorso e all’ambulatorio di medicina di montagna dell’ospedale regionale di Aosta. Lecchese di origine e da sempre amante della montagna, da quando si è trasferito in Valle d’Aosta nel 2006 si è appassionato sempre più alla medicina di montagna, perfezionandosi in questa branca con un corso a Padova e un corso avanzato nel 2008 in Nepal.
«Come alpinisti – continua Barmasse – ci proponiamo la prima salita assoluta di cascate di ghiaccio di alta difficoltà tecnica a quote elevate, la prima discesa assoluta da una montagna di 6100 m calzando sci e snowboard e la salita di una cima inviolata che sceglieremo sul posto: se è alta meno di 6500 metri non c’è neppure bisogno di permesso». Gli alpinisti si assumeranno anche il compito di insegnare le tecniche base di progressione su ghiaccio e misto e le tecniche di autosoccorso alla comunità di portatori d’alta quota pakistani della Shimshal Climbing School.
La spedizione non mancherà di descrivere, attraverso immagini fotografiche e video la quotidianità di un villaggio isolato che vive in “povertà”, senza acqua corrente, elettricità, riscaldamento e tutte le altre risorse cui noi tutti siamo abituati nella vita quotidiana.