Nel corso dell'estate 2006 dal Cervino si sono staccati interi pezzi di montagna (leggi articolo). Le febbre del pianeta sta facendo letteralmente a pezzi la catena alpina, perchè il permafrost – lo strato di ghiaccio sotto il terreno – si sta inesorabilmente sciogliendo.
Le regioni del nord ovest italiano stanno vivendo uno dei più prolungati periodi di siccità e il deficit idrico è in continuo aumento; l'inverno 2006-2007, sulle Alpi, passerà alla storia come il più caldo di sempre (da quando si effettuano misurazioni meteorologiche).
Questi fenomeni rappresentano esempi concreti, su scala locale, in ambito alpino, del cambiamento climatico che si sta manifestando a livello planetario. Ma ora si tenta – si deve – correre ai ripari.
Il 6 aprile 2007, a Bruxelles, dopo estenuanti giorni di trattativa, è stato approvato il rapporto dell’Ipcc – Panel intergovernativo sul cambiamento climatico – all'interno del quale, in oltre 1500 pagine, più di 2000 scienziati hanno scritto e descritto gli scenari che il pianeta terra si appresta a vivere. In sintesi il documento sottolinea come i cambiamenti climatici siano già in atto in molte aree del pianeta, incluse le Alpi, e come tali cambiamenti si rafforzeranno in futuro, impattando su biodiversità (molte specie sono in via di estinzione), meteoclimatologia, economia, salute pubblica e equilibri socio-politici.
Cosa fare? Quali i rimedi?
Una premessa fondamentale è considerare l'ambiente naturale, e i cambiamenti che in esso si verificano, come una variabile socialmente condivisa. Ossia: ognuno di noi è responsabile dell'ambiente in cui vive e del suo stato di salute, da cui, direttamente, dipende il nostro.
I macrosistemi, ovvero la politica in materia ambientale dei singoli stati nazionali, quella comunitaria, a livello europeo o i trattati come Kyoto, indubbiamente devono stabilire misure, criteri e obiettivi da perseguire, col fine di ridurre le emissioni di gas serra per non alimentare ulteriormente il surriscaldamento del pianeta. Ma la versa svolta sta nelle azioni che ognuno di noi è disposto a mettere in campo per concretizzare un percorso di sviluppo sostenibile.
Se gli abitanti e i visitatori delle Alpi cominciassero a:
– recarsi nei luoghi di vacanza utilizzando i mezzi pubblici (ove possibile);
– scegliere strutture ricettive con certificazioni ambientali;
– acquistare prodotti locali per diminuire inutili spostamenti di merci su strada (lo yogurt dell'ovest Alpi è buono quanto quello dell'Est Alpi, e questo vale anche per l'acqua minerale);
– possedere una singola automobile per famiglia e affittare auto in caso di necessità e/o acquistare auto ad uso collettivo (interfamiliari), e recarsi sul luogo di lavoro con i propri colleghi, turnando l'utilizzo dell'autoveicolo;
– adottare tecniche costruttive biocompatibili in campo immobiliare e installare tecnologie per la produzione di energie rinnovabili in ogni abitazione;
– acquistare prodotti di qualità che sostengono i piccoli produttori locali, le economie locali e la biodiversità………. si potrebbe ridurre notevolmente l'impatto che l'esistenza di ognuno di noi, quotidianamente, esercita sull'ambiente alpino.
Questa serie di proposte, assolutamente non esaustiva, vuole comunicare una serie di semplici suggerimenti. Vi invitiamo a scrivere alla nostra redazione (info@discoveryalps.org) per arricchirla con nuovi spunti e proposte.
Per saperne di più:
– Allarme rosso in 13 punti – ANSA.IT
– Il clima minaccia 10 meraviglie del Mondo – CORRIERE.IT
– Il Cervino ha la febbre – DISCOVERYALPS.IT
– La febbre del pianeta scuote il Monte Bianco – DISCOVERYALPS.IT