Nel bar di Aymavilles, dove risiede, c’è un angolo riservato ad Abele Blanc, alpinista e himalaysta valdostano, il primo e per ora unico in Valle d’Aosta ad avere completato la collezione degli Ottomila. Oltre alle foto delle sue spedizioni, in una bacheca ci sono un paio di ramponi e una piccozza Grivel. «Sono un caro ricordo che ho donato agli amici del bar. – racconta Abele Blanc – Sono i ramponi ultraleggeri Grivel e una piccozza studiati apposta per il Trofeo Mezzalama del 1975. Ero militare di leva e la squadra era composta oltre a me, da un altro alpino di leva Amato Pession e dal nostro comandante il capitano Romano Blua. Ai tempi una ditta aveva fatto addirittura dei ramponi con le punte solo laterali per non toglierli calzando gli sci, quelli stretti da fondo che allora erano permessi. I ramponi studiati dai Grivel erano ultra leggeri. Anche la piccozza era stata fatta su misura. Eravamo andati a studiare l’attrezzatura in officina. Non avevamo vinto, ma ci eravamo piazzati ai primi posti». Nel 1978, con la stessa attrezzatura, ma in squadra con Mirko Stangalino e Osvaldo Ronc, era arrivato secondo nella categoria “civiliâ€.
Nato ad Aymavilles nel 1954, Abele Blanc ha iniziato la propria esperienza in montagna proprio come atleta di sci di fondo agonistico, di scialpinismo e di sky running (con il record di salita e discesa dalla vetta del Gran Paradiso in 2 h 28′ 25”), prima di diventare guida alpina e uno degli alpinisti italiani più noti a livello internazionale. E’ anche maestro di sci nordico, istruttore nazionale di sci alpinismo, delle guide alpine e istruttore regionale di soccorso alpino.
Dal 1992 al 2011 ha scalato tutti gli Ottomila, ripetendo l’Everest perché aveva usato l’ossigeno la prima volta nel 1992. Anche la scalata del Kangchengjunga è stata effettuata dal campo 3 alla vetta con l’uso di ossigeno supplementare, insieme a Sergio Martini, nel tentativo di portare soccorso a Benoit Chamoux, scomparso con il fotografo Pierre Royer e il loro Sherpa Riku e il cui ultimo contatto era arrivato da pochi metri sotto la vetta.
Ha inoltre compiuto varie salite solitarie e prime invernali sui Quattromila italiani oltre ad aver scalato tutti i Quattromila delle Alpi.
«Avere l’attrezzatura Grivel adesso è anche un motivo di orgoglio regionale e nazionale. – continua Abele Blanc – Con le guide francesi in vetta al Monte Bianco in passato ci scambiavamo una sbirciatina sull’ultimo modello di piccozza: loro guardavano le nostre Grivel e noi le loro Charlet – Moser, ma adesso al rifugio dei Cosmiques le piccozze sono tutte gialle, tutte Grivel. Anche in Himalaya i sud coreani hanno tutti attrezzatura Grivel, e per me è quindi diventato un motivo di orgoglio nazionale. Quarant’anni fa non avrei immaginato questa espansione mondiale. Anche per gli amici brasiliani, tra i quali Waldemar Niclevicz mio compagno al K2, è importante avere attrezzi Grivel».
Le sue piccozze Grivel Light machine usate per l’ascensione all’Annapurna, l’ultimo Ottomila scalato, tentato per ben altre quattro volte, le ha regalate al sud coreano Chang-Ho Kim. «Ero al campo base da solo e i coreani mi invitavano spesso a cenare con loro. Quando venivano da me guardavano le mie piccozze nuovissime. Alla fine avevo promesso al capo spedizione Chang-Ho Kim che se riuscivo a fare la cima gliele avrei regalate. E così ho fatto, anche se mi è spiaciuto un po’ non averle più con me».
Abele Blanc è autore di libri fotografici, tra i quali “Verso l’alto†(2009), ed è protagonista e autore di film e documentari, “K2 – il grande sognoâ€, “Nanga Parbat – il gigante biancoâ€, “Annapurna 2011â€, “Dolpo e Mustangâ€, “Hero 4GPâ€. Lavora tuttora attivamente come guida alpina e tra i suoi clienti annovera anche Fabio Fazio.