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A piedi dal Rodano alla Maggia, di S. Corinna Bille, è il racconto suggestivo del lungo itinerario che la scrittrice percorse nel 1954, con il marito Maurice Chappaz e il figlio Blaise, sulle montagne del Canton Vallese, dell’alta Ossola e del Canton Ticino. Il delicato racconto dei cinque giorni di cammino che li condussero da Fiesch a Cevio, in Valmaggia prese in seguito la forma di libro, À pied du Rhône à la Maggia, pubblicato nel 1957.

Nel 1997, il giovane fotografo Matthieu Gétaz ripercorse il cammino di Corinna Bille per illustrare una riedizione del testo originale, che vide la luce nel 1999 presso le edizioni ginevrine La Joie de lire. Con questa prima traduzione italiana di À pied du Rhône à la Maggia, a cura dei traduttori Ettore Brissa e Katharina Benckert, Tararà ripropone così l’edizione del 1999 nella quale le immagini del fotografo Gétaz integrano magistralmente la poesia del testo.

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In quest'opera, inserita nella collana Parole, Immagini, emergono chiaramente un linguaggio di trasparente bellezza e toni lievi come i passi che condussero la scrittrice di montagna in montagna. Lungo tutto il racconto del viaggio la scrittrice ripropone incontri, luoghi e suggestioni di un mondo ancora oggi riconoscibile.

Con poesia e passione descrive minuziosamente i luoghi del viaggio, rendendoli vivi e vicini al lettore, conducendolo tra quelle montagne, attraverso quei valichi dinnanzi alle cime maestose delle Alpi e facendogli scorgere con lo sguardo la stessa bellezza che videro i suoi occhi: "La nuova contrada che si apre ai nostri piedi riempie i nostri sguardi. Una splendida arena scende verso meridione, offrendo ai nostri occhi un lago doppio che incanta. Il Lago di Devero! Il primo è già ell'ombra, mentre il secondo risplende nella luce serotina che riscalda pendii e boschi di larice. Un riflesso rossastro circonda i due sguardi; da lontano giunge il sentore di ginepro e dei mirtilli. Assorta nei miei pensieri erro sotto le piante, seguendo lo specchio d'acqua, faccio il giro della penisola e mi dirigo verso il paesino che si trova all'estremità opposta. ma la nostra strada non porta là, posso solamente fare mio il paesaggio da lontano, fotografarlo in fretta, consapevole che non mi resterà quasi nulla di lui, della sua bellezza, simile a quella di una medusa rosa e azzurra, strappata al mare…"

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