Nel pomeriggio di giovedì 24 giugno 2010, nell'ambito del festival LetterAltura, abbiamo incontrato Cesare Maestri, il "Ragno delle Dolomiti", tra i maggiori alpinisti italiani di sempre. Il forte scalatore trentino, che nel corso della sua lunga carriera ha salito più di 3500 vie, tutte da primo di cordata, si è presentato al pubblico di Verbania con un volto inedito.
Guidato dal giornalista Alberto Papuzzi e accompagnato in questa microcordata letteraria dal compagno di sempre, Alberto Baldessari, Cesare Maestri ha raccontato la sua vita alpinistica, dai primi passaggi in Paganella alle impossibili verticali patagoniche, senza risparmiare alcuni piacevoli aneddoti, spunti polemici e una serie divertenti battute…. si è ben capito perchè da giovane, prima di incontrare la montagna, avesse rischiato di intraprendere una carriera come attore.
"Mi sono allenato moltissimo" ha raccontato l'alpinista "perchè nelle innumerevoli uscite in solitaria non utilizzavo mai alcuna corda. Semplicemente salivo e scendevo lungo la medesima via: a me veniva naturale arrampicare in discesa". Cesare Maestri ha salutato LetterAltura sottolineando: "alla mia corda c'è sempre stato attaccato il mondo, perchè ho praticato l'alpinismo da solo, ma non ho mai vissuto in solitudine, lontano dalla socetà".
Venerdì 25, nuovo appuntamento alpinistico a LetterAltura, sempre con un trentino, il giovane Walter Nones. Nativo della Valle di Cembra e oggi residente in Val Gardena – carabiniere, è istruttore d'alpinismo – Walter Nones è stato letteralmente sbattuto in prima pagina nell'estate del 2008, quando il suo compagno di spedizione, Karl Unterchircher, perse la vita lungo il versante Rakhiot del Nanga Parbat.
"Questa tragedia mi ha toccato molto sotto il punto di vista umano, perchè ho perso un amico e perchè il valore della vita è stato superato dal valore di un volo in elicottero. Si, proprio così: quando ci hanno riportati al campo base, dopo 11 giorni trascorsi in parete, la prima cosa che ci hanno chiesto è stato chi avrebbe pagato i 48.000 $ del soccorso e non come fosse andata o come avesse perso la vita Karl".
Chiusa la parentesi sulla spedizione agli 8125 metri della montagna pakistana, cui prese parte anche Simon Kehrer e che possiamo dire si sia conclusa con la pubblicazione del libro "E' la montagna che chiama" in cui i due superstiti raccontano nei dettagli la vicenda, Nones è tornato sulle motivazioni che lo portano ad avventurarsi sulle montagne del mondo. "Sin da bambino ho voluto salire sulle vette per vedere cosa si vedesse oltre le cime e così, dalla catena del Lagorai ho visto le tre Pale di San Martino e poi, dalla sommmità di queste ultime, altre montagne e cose da scoprire…. ancor oggi continuo ad andare lassù, per conoscere, visitare, entrare in contatto con nuovi mondi".
Walter Nones si è congedato dal pubblico di LetterAltura condividendo un suo sogno: "mi piacerebbe poter dormire in una tenda in vetta ad un 8.000, per poter guardare il tramonto e l'alba da lassù. So' che si tratta di un sogno, perchè a quella quota è molto difficile e rischioso sostare, ma credo che nella vita sia importante aprire il cassetto dei desideri e cercare di trasformarli in realtà".