Un intervento del senatore valdostano Antonio Fosson del gruppo parlamentare Amici della Montagna ha fermato per il momento l’emendamento “anti valanghe” al decreto legge sulle emergenze, in discussione al Senato. Il provvedimento era stato presentato dal Governo la scorsa settimana dopo un week end drammatico in cui si erano registrati nove morti sulle montagne italiane. Prevedeva il carcere per chi, provocando una valanga, si rende responsabile della morte di altre persone e cinquemila euro di ammenda per chi scia fuori pista o compie escursioni in montagna quando i bollettini nivo-meteorologici indicano pericolo.
L’emendamento aveva suscitato vivaci reazioni (news correlata). Numerosi alpinisti, tra i quali Hans Kammerlander, Reinhold Messner e Simone Moro nonché il Club Alpino Italiano avevano espresso il loro no. Adesso ci sarà un mese di tempo per ripresentarlo in forma diversa, mentre ancora continuano le dichiarazioni. «L’emendamento mancava di buon senso – ha affermato Guido Azzalea, presidente delle guide valdostane – Si spera che prima di essere ripresentato venga discusso con i professionisti della montagna». Secondo Azzalea il problema principale sta nella prevenzione che dovrebbe essere cominciata con l’educazione nelle scuole. Su posizioni analoghe è Arrigo Gallizio, presidente della Società delle Guide di Courmayeur: «Non si fa sufficiente formazione ed educazione. Ogni momento viene fuori un nuovo apparecchio o dispositivo, fatto passare come salva vita e la gente pensa di essere immune dalle valanghe, ma non è così. Tutti quelli che si avventurano nel fuori pista dovrebbero aver fatto un corso che comprenda anche la parte di autosoccorso. Bisogna insegnare in termini pratici come evitare e affrontare le valanghe e utilizzare di più le guide alpine nella formazione e nell'accompagnamento».
Gallizio ha espresso anche preoccupazione per le possibili ripercussioni sul lavoro delle guide alpine. «In inverno l'attività principale delle guide del Monte Bianco è il fuori pista. Se non si potessero più fare il Toula o la Vallée Blanche saremmo in una situazione da cassa integrazione». E le conseguenze di un tale provvedimento si estenderebbero anche ad altre categorie «Maestri di sci e accompagnatori della natura – conclude Azzalea – sarebbero anche loro coinvolti, così come un certo tipo di indotto del turismo di montagna».