Si è conclusa l'avventura himalayana delle due guide valdostane Enrico Bonino e Nicolas Meli, tornati in Valle d'Aosta il 21 dicembre con il bottino dello Hama Yonjuma e e la parete nord del Kajo-Ri, ancora inviolata.
Non è stato centrato l’obiettivo primario, la vetta del Chakung, per problemi logistici, ma le due neopatentate guide si sono portati a casa tre vie nuove su tre seimila della zona di Gokyo, tra Cho Oyu e Everest. La prima salita era stata progettata come acclimatazione per il Chakung, anche se Bonino si trovava in Nepal da fine settembre e aveva già accompagnato due clienti rispettivamente sul Lobuche Peak (6119 m) e sul Nireka Peak (6169 m), entrambi nella stessa area geografica, oltre ad un tentativo sull'Ama Dablam, fallito per il maltempo e il pericolo di slavine. I due alpinisti, accompagnati in quel periodo da Francesco Cantù, medico e alpinista di Bergamo, avevano quindi adocchiato una goulotte sul versante nord dello Hama Yonjuma, un picco di quasi seimila metri, nelle vicinanze del Renjo Pass, vicino al Chackung.
La nuova via è lunga 1100 metri e ha difficoltà dal 5a all’M7, quindi di estremo impegno. La prima parte è costituita da una balza rocciosa con cinque tiri di corda dal 5 all’M6. Seguono un couloir ad S e due pendii ripidi, inframmezzati da due terrazzamenti innevati abbastanza ampi per un comodo bivacco. La goulotte superiore è costituita da dodici tiri con difficoltà fino all’M7. La via non raggiunge la vetta ma termina su una barriera rocciosa, poco sotto la cima, da cui si scende con una serie di doppie. L’itinerario è stato completato dal 20 al 22 novembre.
Il primo di dicembre, rinunciato definitivamente al Chakung, senza Cantù, tornato indietro per impegni di lavoro, hanno completato un itinerario iniziato lo scorso anno da Enrico Bonino su un contrafforte del Dawa Peak. La scalata di seicento metri è stata chiamata “Mi han dato 5 al modulo di misto” ed è stata valutata anche questa M7. Alcuni giorni dopo con il tempo che ancora avevano a disposizione hanno puntato l’attenzione sul versante nord del Kajo – Ri di 6189 metri.
Approfittando delle condizioni meteo stabili hanno sferrato un primo attacco, per la via apparentemente più facile, una goulotte sotto un enorme seracco. Purtroppo dopo il primo tiro entrambi hanno rotto il manico di una delle loro piccozze e sono stati costretti alla ritirata. Nel lodge di Nachermo, villaggio a poca distanza dal Kajo – Ri sono riusciti a riparare gli attrezzi con fil di ferro e nastro americano e dopo due giorni di riposo sono ripartiti all’attacco, ma per una via nuova, una parete di roccia a lato del seracco, più difficile ma più sicura, fuori dalla caduta di pietre. Con un bivacco in parete hanno completato la via che finisce sulla cresta nord – ovest, a circa 120 metri dalla cima.
“Il fantasma dell’opera” , come è stata denominata, è stata valutata M6+/6b/A1. La parete aveva già visto numerosi tentativi da parte di altre cordate, ma nessuno era riuscito finora nell’intento.