È un’analisi dissacrante e realistica del fenomeno “Cervinia”, l’ultima produzione letteraria di Enrico Camanni. “Il Cervino è nudo” propone riflessioni sull’evolvere infinito di montagne, insediamenti umani, clima, miti e interpretazioni storiche, filosofiche e sociologiche.
Cervinia è in effetti un fenomeno che merita attenzione, e la trasformazione della Conca del Breuil (toponimo che ricorda prati paludosi simili alle marcite della Pianura Padana) negli ultimi ottant’anni è stata più tumultuosa che nei secoli e millenni precedenti.
Il paesaggio, ricorda Camanni, cambia in continuazione: si trasformano i monti “eterni” e il “tradizionale” stile montanaro, attributi romantici di un ecosistema tutt’altro che statico, dove l’uomo, da quando ci abita, ha cercato di adattarsi ai cicli climatici e ai cambiamenti economici e sociali.
Ai piedi del Cervino, Cervinia e Zermatt rappresentano due modi diversi di rispondere a mutate esigenze. Se lo sguardo va al di là dei luoghi comuni, se si accetta la provocatoria definizione degli architetti De Rossi e Ferrero, che Zermatt sia un villaggio di montagna “per finta” e Cervinia una città “sul serio”, se si sorvola sul fatto che almeno a Zermatt le macchine non arrivano e che Cervinia sia stata concepita più per le auto che per le persone, che il gusto sia un fatto personale e su mille altre contraddizioni, allora si può essere anche d’accordo con la tesi finale dell’autore.
«Che ci piaccia o no – scrive Camanni – siamo molto più simili ai casermoni di Cervinia che al candore romantico del Breuil di Guido Rey, o agli chalet di Zermatt, museo a cielo aperto».
La sensibilità dell’autore non pare tuttavia piegarsi all’accettazione di tale ineluttabile verità, se subito dopo aggiunge: «Che ci piaccia o meno, assomigliamo esattamente a quelle nevi contaminate che hanno visto volare gli sciatori e morire i sogni. E da quelli dovremmo ripartire».
Al di là di una realtà di cui siamo parte e da cui non possiamo tenerci a distanza, l’invito pare dunque di tornare ai sogni, al Cervino “nudo”, a momenti come quelli descritti da Gaston Rébuffat nel capolavoro Etoile set Tempêtes, di notte, sulla cresta del Cervino.
“Il Cervino è nudo” è l’ultimo titolo della collana dei libri del Monte Bianco, pubblicati dalla giovane casa editrice Liaison di Courmayeur.