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La parete nord-ovest del Cerro Piergiorgio, ha resistito a due suoi tentativi di salita, nel 2006, quando l’ascensione fu bruscamente interrotta da una frana di blocchi di roccia e lo scorso inverno, quando ci riprovò con un gruppo di Ragni di Lecco, per un itinerario diverso.

Gli alpinisti dovettero desistere dopo un lungo assedio e interminabili giorni di attesa per una finestra di tempo sufficientemente buono per riuscire a scalare, senza essere sollevati da raffiche di vento a più di 130 km all’ora. Non bastarono le forti motivazioni a portare a termine la via, iniziata nel lontano  1995  da Casimiro Ferrari.

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Le informazioni ricavate da quella spedizione si erano rivelate del tutto inutili.  In circa dieci anni la parete era completamente cambiata e dei chiodi lasciati in sede nel tratto iniziale dai primi salitori, non c’era più traccia. Ma adesso Barmasse ci riprova e con un solo compagno, il lecchese Giovanni Ongaro, unico rimasto della squadra dello scorso inverno.

«Sento che è la volta decisiva – confessa Hervé – anche se so che ci sono voluti persino quattro o cinque anni a Salvaterra e Orlandi (famosi scalatori che frequentano le Ande patagoniche regolarmente da più di vent’anni, n.d.r.) per aprire delle nuove vie su Cerro Torre e Fitz Roy. Però penso sia la volta buona».

Quest’anno Hervé, che per due anni consecutivi ha ricevuto il premio del Cai Paolo Consiglio, ha finalmente ottenuto anche un contributo regionale di 2.475 euro. Per coprire le spese della spedizione concorre però anche la famiglia Rocca, che già aveva dato supporto economico lo scorso anno e il materiale alpinistico è fornito dalla Grivel di Courmayeur. «Onorare la fiducia riposta in noi dalla famiglia Rocca e dagli sponsor tecnici è un motivo in più per andare avanti e concludere l’ascensione del Piergiorgio».

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La partenza è fissata per il 10 gennaio, in piena estate australe e il ritorno previsto ai primi di marzo. Dopo il Piergiorgio ci sono già altri progetti nella testa di Hervé: «A inizio estate una vetta inviolata del Karakorum in Pakistan e più avanti penso di entrare in un progetto di Conrad Anker (l’alpinista statunitense che ritrovò il corpo di Mallory sull’Everest, n.d.r.) per scalare in una zona inesplorata dell’Alaska».

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