Nelle escursioni si fa largo uso di tè, sia sulle Alpi sia nei paesi extraeuropei. In questo caldo inizio di primavera un esercizio fisico intenso in montagna, come potrebbe essere una gita di scialpinismo, può indurre sudorazione abbondante e disidratazione e non sono infrequenti sintomi da colpo di calore, come i crampi. Reintegrare i liquidi persi è quindi importantissimo, com’è stato ribadito più volte.
In montagna è tipico consumare grandi quantità di tè e nei paesi extraeuropei il tè, preparato con acqua bollita a lungo, dà garanzie d’igiene maggiori di altre bevande. Tuttavia era stata avanzata l’ipotesi che il tè nero, ad alte dosi, avesse effetto diuretico (cioè di stimolare la diuresi) ed eccitante, per il contenuto in composti biologicamente attivi quali caffeina, teobromina, teofillina. Uno studio recente ha dimostrato che il tè nero, ricco di caffeina, non agisce come diuretico, se assunto in modo naturale da consumatori abituali, persino quando bevuto in alta quota.
Lo studio è stato eseguito su un gruppo d’inglesi (abituali bevitori di tè) al campo base dell’Everest, a quota 5345 m. Sono state controllate la diuresi e lo stato d’idratazione sia durante 24 ore con assunzione di tè e altre bevande, sia durante 24 ore esclusivamente con bevande diverse dal tè. In entrambi i casi, i soggetti in esame non potevano consumare né altre bevande a base di caffeina o cibi contenenti caffeina, né alcolici, sin da dodici ore prima dell’inizio del test. I soggetti hanno assunto mediamente 3,1 litri al giorno di liquidi, di cui più della metà (56,5%) costituiti da tè nero. La sostanza attiva presente nel tè era essenzialmente la caffeina: quindi gli stessi risultati potrebbero essere validi anche per bevitori abituali di caffè, come gli italiani.
L’unica differenza trovata riguarda il tono dell’umore, perché gli escursionisti testati avvertivano di meno la fatica quando consumavano il tè .
a cura di Oriana Pecchio