[vc_row][vc_column][vc_column_text]“Non avere niente da fare è una delle cose peggiori, perché toglie alle persone dignità e speranza per il futuro – spiega Heiner Oberrauch, Presidente del Gruppo Salewa-Oberalp e fondatore dell’Orto Salewa - Io ho provato a proporre alle associazioni e istituzioni locali delle attività destinate ai rifugiati e migranti, ma non ho avuto successo. Penso che la politica non possa risolvere tutto e che sia dovere civile impegnarsi in prima persona. L’agricoltura è parte integrante della cultura e della vita della nostra comunità , e così è nata l’idea dell’Orto Salewa.â€
Sulla base di questa concezione della vita, nella primavera del 2017, su un terreno di 3000 metri quadrati adiacente la sede centrale del gruppo OberAlp Salewa di Bolzano – ove sono impiegati oltre 600 addetti – è nato l’Orto di Salewa nel quale sono impegnati quindici rifugiati e migranti che coltivano oltre trenta qualità di verdure, erbe aromatiche, mirtilli e lamponi. La loro attività è seguita da alcuni volontari, come Caroline Hohenbühel, che ha messo al servizio del progetto la propria esperienza nel movimento Binario 1, e Josef Zemmer, un maestro artigiano esperto in coltivazione che sta trasmettendo loro le tecniche dell’agricoltura biologica.
Stephanie Völser, Executive Assistant del Presidente e responsabile del progetto, è impegnata dall’inizio del 2016 nel movimento Binario 1 di assistenza e supporto ai rifugiati e migranti che arrivano a Bolzano. Attraverso questa esperienza ha sviluppato la convinzione che l’integrazione si realizza solo se accompagnata da un’occupazione attiva. Così ha convinto il proprio Presidente Heiner Oberrauch a mettere a disposizione un’ampia area del terreno antistante la moderna sede del gruppo.
Il terreno dell’Orto Salewa non era fertile solo per l’insalata, ma anche per fra sbocciare nuove partnership con alcune aziende locali, che hanno aderito al progetto creando attorno ai rifugiati e migranti una ampia rete di solidarietà . Non appena è cominciata a circolare la notizia del progetto, Gregor Wenter ed Egon Heiss, rispettivamente proprietario e chef stellato del ristorante Bad Schörgau a Sarentino, si sono fatti vivi per chiedere di diventare clienti dei prodotti dell’Orto Salewa. Inoltre Egon Heiss ha procurato anche il fertilizzante organico che insieme al compost fornito gratuitamente da Bioenergia Trentino è un elemento indispensabile per la coltivazione sostenibile del terreno.
La rete di solidarietà sta crescendo di continuo. Gli attrezzi agricoli sono stati forniti gratuitamente dal Consorzio Agrario di Bolzano e attualmente sono depositati in un container messo a disposizione dalla ditta Niederstätter che si occupa di noleggio di materiali e attrezzature per l’edilizia. Inoltre, il Gardencenter Biasion si è da subito appassionato al progetto offrendo tutte le piantine per l’orto. Infine, un requisito essenziale è stato risolto dalla collaborazione con la cooperativa sociale OfficineVispa, che ha consentito di superare alcuni ostacoli di carattere burocratico integrando i rifugiati e migranti come soci della cooperativa.
Un aspetto speciale del progetto è che anche i dipendenti del gruppo Salewa-Oberalp sono diventati essi stessi sostenitori dell’iniziativa. Infatti ogni anno a Natale viene organizzata una lotteria aziendale di beneficienza che consente di scegliere tra quattro progetti sociali da finanziare. L’importo raccolto viene poi decuplicato dall’azienda, e in questo modo sono stati raccolti oltre 7.000 euro destinati all’Orto Salewa.
L’Orto Salewa ha cominciato ora a dare i primi frutti. I prodotti vengono consegnati, a fronte di una libera donazione, al Ristorante Bad Schörgau, al Bar Ristorante Salewa Bivac e ai dipendenti Salewa. Il ricavato delle donazioni è destinato ai quindici rifugiati e migranti che si sono impegnati attivamente all’interno dell’Orto Salewa.
“L’aspetto di apprendimento delle tecniche agricole e quello economico sono ovviamente importanti – conclude Stephanie Völser – perché la dignità sociale passa anche attraverso una seppur parziale autonomia economica. Ma il maggior valore del progetto è la possibilità di uscire dalla realtà separata dei centri di accoglienza ed entrare in contatto con la comunità che li circonda. Non ci aspettiamo che questo progetto sia risolutivo ma speriamo che possa dare un contributo positivo alla vita di queste persone e forse anche essere di ispirazione per progetti simili.â€[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_gallery type=”image_grid” images=”27076,27077,27078,27079,27080,27081,27082,27083″][/vc_column][/vc_row]