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Dopo Gianni Vattimo, Sergio Chiamparino, Evelina Christillin e Mario Brunello, un nuovo personaggio appassionato frequentatore delle “terre alte” fa il suo ingresso nella collana che la Vivalda Editori dedica a personaggi noti che, pur non essendo nè professionisti dell’arrampicata nè alpinisti famosi, hanno fatto della montagna e dei valori che rappresenta un punto di riferimento per la propria vita.
 
Don Luigi Ciotti, nato a Sottocastello, frazione di Pieve di Cadore, all’ombra dell’Antelao, una delle montagne simbolo delle Dolomiti, non si è mai staccato dal terreno in cui affonda le radici sin dalla nascita. Il coraggioso prete fondatore del "Gruppo Abele" e di "Libera", arrivò a Torino, con la famiglia, da bambino e qui fu ordinato sacerdote dall’indimenticato Vescovo Michele Pellegrino che gli affidò come «parrocchia, la strada». Ancora recentemente Luigi Ciotti ha ricordato ciò che accennò in uno dei suoi primi libri, "Chi ha paura delle mele marce?": un episodio di discriminazione che nella scuola della città lo fece sentire un “diverso” proprio per le origini montanare, associate, nei luoghi comuni, a valenze non proprio positive.

Dalle conversazioni con il curatore della collana Valter Giuliano e Mirta Da Prà Pocchiesa, conterranea e collaboratrice di Don Ciotti sin dall’inizio del suo impegno sociale, è nato questo libro dal quale emerge la passione del protagonista, non solo curioso esploratore delle vette, ma attento osservatore delle terre alte con i loro problemi politici, ambientali ed economici. Il volume racconta – insieme ai ricordi dell’infanzia e adolescenza piemontesi e delle salite sulle montagne torinesi, valdostane e delle “sue” Dolomiti – le letture, le frequentazioni e gli incontri che ne hanno formato la personalità, in un lungo cammino prima e dopo l’ordinazione a sacerdote.
 
«Dio ha usato tutta la sua fantasia per creare le montagne. La montagna fa parte di me. Ha segnato e formato il mio essere più profondo».
– Don Luigi Ciotti
 
Testimone, a volte scomodo, di fede e verità, Luigi Ciotti svolge ragionamenti relativi alla cultura della solidarietà e al senso di comunità degli abitanti delle montagne; alla necessità di gestire un patrimonio unico e fragile nell’interesse delle collettività, evitando le "grandi opere inutili”. Sottolinea, inoltre, la necessità di guardare ai parchi e alle aree protette (lui che è tra i fondatori del Comitato promotore del Parco Marmarole Antelao Sorapiss) per promuovere e sperimentare nuovi stili di vita favorendo un collegamento tra le terre alte al di là dei confini amministrativi e statali per far sì che la montagna venga ri-conosciuta. Per fare tutto questo è necessario incontrare le persone, affrontare i problemi: può accadere solo con una Politica con la P maiuscola, che guardi anche ai mari che sono diventati cimiteri di poveri disperati, che aiuti il riscatto delle terre con l’affermazione del concetto di “bene comune” anche con la confisca delle proprietà realizzate con il malaffare. Ecco perché occorre salire per scendere: "Salire sul monte per ritrovare se stessi. Dal monte si vede lontano, oltre. Si “sale” per “scendere” sempre di più nella proprio realtà. Per me non è mai stato solo spazio fisico, ma anche luogo dell’anima, che mi ha aiutato a praticare nella vita il giusto equilibrio tra silenzio e parola, impegno e riflessione, movimento e pausa. Il luogo, nella “pace”, per fare i conti con le proprie fragilità e con le avversità che a volte troviamo sul sentiero della vita".

InfoLibro
Salire per scendere
di Luigi Ciotti, con la prefazione di Carlo Petrini
Dialogo con Valter Giuliano e Mirta Da Pra Pocchiesa
Collana "Sempre più in alto" – Vivalda Editori, 2012
80 pagine – prezzo di vendita 12,00 euro

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