Un exploit sul Monte Bianco. Che sia ancora possibile lo hanno dimostrato mercoledì 30 maggio 2012 Edmond Joyeusaz e Francesco Civra Dano, guide alpine di Courmayeur, nonché sciatori estremi, con la prima discesa del canalone sud delle Dames Anglaises.
L’exploit questa volta non è l’apertura di una nuova via in salita, ma in discesa. «Credo che nell'immaginario collettivo scalare una montagna e arrivare su di una cima sia estremamente gratificante e in questa ottica si dà molta più importanza, anche mediatica, alla salita e allo stile utilizzato – scrive Edmond Joyeusaz nel suo blog – Invece, poco importa come si scende a valle, come se ridiscendere fosse una banalità». E non è una banalità avventurarsi sui pendii con pendenze pressoché costanti tra 50 e 55 gradi.
Negli anni Settanta, grazie all’evoluzione tecnica di sci e attacchi, sciatori/alpinisti quali Anselme Baud, Patrick Vallençant, Sylvain Saudan, Jean Marc Boivin e l'italiano Stefano de Benedetti, scrissero pagine memorabili di sci estremo sul Monte Bianco, ancor oggi un esempio per chi pratica questa attività.
Edmond Joyeusaz e Francesco Civra Dano hanno coltivato il loro progetto con tre mesi di osservazioni e di valutazioni del manto nevoso e tre tentativi per riuscire a portarlo a termine. «Una discesa del genere comporta una meditata e attenta valutazione delle condizioni: non si deve tralasciare nulla. Trovarsi in quel canale con caduta sassi o valanghe e neve inadatta vorrebbe dire mettere a repentaglio la propria vita – spiega Edmond Joyeusaz – E' stato un'inverno davvero particolare; a gennaio freddo intenso con poche precipitazione e il canale era completamente senza neve, marzo con un caldo pazzesco e non un solo centimetro di neve fresca. Invece, in aprile e maggio è iniziato il vero inverno.»
Nel pomeriggio di martedì 29 maggio sono saliti in funivia al rifugio Torino nuovo, dove continuano i lavori ventiquattro ore su ventiquattro e il rumore dei martelli pneumatici non dà tregua. Dopo qualche ora di sonno interrotto anche dall’inopportuna visita di un’attempata alpinista francese, che aveva sbagliato camera, a mezzanotte le due guide erano pronte a partire. Nonostante fosse buio pesto, c'era una buona traccia fino in vetta alla Tour Ronde con neve dura e compatta nella discesa sul versante Brenva. L'attraversamento in cordata del ghiacciaio della Brenva non ha dato problemi e dopo sole tre ore dalla partenza dal rifugio Torino erano ai piedi del canalone. Dopo una breve pausa hanno iniziato la scalata superando su di un temibile ponte di ghiaccio la crepaccia terminale che, come hanno constatato di persona essendoci arrivati in un tentativo precedente, in quindici giorni si era allargata moltissimo. Salendo hanno attrezzato tre punti che non era possibile superare con gli sci. Alle prime luci dell'alba (ore 6) erano sotto la Brèche, e hanno calzato gli sci, pronti per affrontare i settecento metri di dislivello del canalone. «Per un normale sciatore calzare gli sci solitamente non è un problema, per noi, su quelle pendenze è uno dei momenti più pericolosi; occorre scavare con la piccozza uno spiazzo in modo da facilitare l'operazione che richiede sempre una grande attenzione. Le prime curve sono sempre le più difficili, la concentrazione è massima, rotto l'indugio, scaricata la tensione, quelle successive risultano più facili, ma comunque la concentrazione deve essere assoluta.»
La pendenza è notevole, costante sui 50° con alcuni punti a 55° e il punto più difficile è stato un "traverso" verso destra obbligatorio, dove entrambi hanno utilizzato la piccozza per una maggiore sicurezza. «Siamo scesi con la solita tecnica alternata, cioè uno alla volta e possibilmente non sulla stessa traiettoria. Mentre uno scia l'altro sta fermo di lato, magari al riparo dietro alle rocce se è possibile. Se per caso uno sciatore cade è impossibile che si fermi, se lo sciatore che è più in basso è sulla stessa traiettoria verrebbe inevitabilmente travolto ed entrambi morirebbero. Per cui, quando si affronta una discesa di questo tipo si è consapevoli che se si sbaglia, il compagno non potrà aiutarti e che dovrà forzatamente scansarsi per non essere travolto a sua volta.» conclude Joyeusaz.