Vent’anni di Convenzione delle Alpi dovrebbero essere un buon motivo per festeggiare, ma il bilancio della CIPRA, che svolse un ruolo determinante nella nascita del trattato internazionale, presenta oggi luci e ombre. Se da un lato sono sorte attività e reti che, nello spirito della Convenzione, promuovono lo sviluppo sostenibile nelle Alpi, dall’altro le istituzioni della Convenzione sono in parte paralizzate e girano a vuoto. Per 20 anni si è discusso di contenuti e di possibili soluzioni. Ora si tratta di mettere effettivamente in pratica la Convenzione delle Alpi nelle regioni alpine. Le ministre e i ministri degli Stati alpini avranno l’opportunità di passare all’azione l’8 e il 9 marzo prossimo, in occasione dell’11ª Conferenza delle Alpi a Brdo, in Slovenia.
Il processo di ratifica ristagna. La Svizzera, che a marzo assumerà la Presidenza dalla Slovenia, non ha ancora ratificato neppure un protocollo attuativo. Lo stesso vale per l’Italia, mentre l’Unione europea e il Principato di Monaco ne hanno ratificati solo alcuni. Praticamente non ci sono fondi per realizzare progetti che siano realmente efficaci e in grado di suscitare l’attenzione nelle regioni alpine. Come può la Convenzione delle Alpi essere riconosciuta, accettata, apprezzata e sostenuta dagli abitanti delle Alpi, se non riesce ad acquistare visibilità?
Vent’anni fa la Convenzione delle Alpi ha gettato le basi per una politica alpina comune e oggi potrebbe suggerire risposte alle domande sollevate dalla globalizzazione. I progetti comuni sulla protezione del clima o sulla gestione delle catastrofi naturali in costante aumento mostrano gli enormi potenziali della cooperazione transfrontaliera. Le Parti contraenti devono dare un volto alla Convenzione delle Alpi attraverso progetti di attuazione concreti, mentre gli organi della Convenzione devono concepire il proprio ruolo sempre più quali iniziatori e promotori di tali progetti.
Per finanziare progetti, reti e una comunicazione più incisiva, è necessario un “fondo per le Alpi”, promosso e alimentato dai Paesi alpini. Infine, ma non meno importante, le istituzioni della Convenzione devono aprirsi agli attori coinvolti delle regioni, delle province, dei cantoni e dei comuni – questi sono pronti a tale passo.
Foto: fonte ufficio stampa CIPRA Internazionale