Quando si pensa all’alpinismo di “ultima generazione” in Himalaya uno dei nomi di riferimento è certamente quello di Simone Moro, il bergamasco autore di numerose imprese oltre gli ottomila metri.
Quella in corso in questi giorni è però un’impresa con un elemento tecnico e tecnologico in più. Infatti sabato scorso Simone Moro è partito alla volta del Nepal per tentare la salita all’Everest (8.848 metri) e al Lhotse (8.516 metri).
Simone è già salito sulle due vette più volte: l’Everest lo ha conquistato tre volte (2000, 2002 e 2006) mentre sul Lhotse è salito nel 2004 e nel 2007. Ma è su quest’ultima cima che si concentra l’attenzione, perché Simone Moro, in compagnia di Aldo Garioni e del kazako Denis Urubko, dopo aver scalato e disceso l’Everest aprirà una nuova via, ovviamente in stile alpino, senza ossigeno, proprio dal versante nepalese. Una componente esplorativa che ha sempre attratto Simone Moro e che viene riproposta anche in questa nuova avventura.
La spedizione in corso di svolgimento in queste ore, evidenzia anche un aspetto tecnologico che ha pochi precedenti. Durante le proprie ascese il cuore di Simone Moro sarà monitorato da un Garmin Forerunner 310XT, il cardiofrequenzimetro e navigatore satellitare da polso in grado di registrare i battiti cardiaci dell’atleta e “incrociarli” con le tracce GPS del proprio percorso.
“Abbiamo aggiunto questa componente tecnologica così da poter valutare il comportamento e le reazioni del mio fisico in modo scientifico” ha commentato Simone Moro poco prima della partenza di sabato scorso “e sarà interessante analizzare i dati cardiaci con la quota dove l’ossigeno è rarefatto e dove sarò sottoposto a sforzi estremamente impegnativi”.
Per quest’ultima spedizione Simone si è preparato un anno intero arrivando persino a correre oltre 130 chilometri alla settimana e sottoponendosi a lunghissime sedute di arrampicata, sempre affiancato da un GPS da polso Forerunner 310XT.