Nella situazione sociolinguistica italiane sempre più multiforme e mobile, caratterizzata da un forte plurilinguismo, e nello stesso tempo dalla diffusione dell’inglese che si sta imponendo come una lingua internazionale nell’insegnamento e nel lavoro, può la scuola oggi contribuire a ridare vitalità alle lingua parlate in piccole comunità? Gli autori degli interventi raccolti nel volume, curato da Patrizia Cordin, professoressa associata di Glottologia e Linguistica all'Università di Trento, docenti universitari, insegnanti ricercatori, affronteranno la questione, descrivendo alcune esperienze condotte recentemente all’interno di un progetto in diverse scuole del Trentino, nelle valli dove si parlano lingue di minoranza di origine romanza (il ladino fassano) e di origine germanica (il mòcheno e il cimbro).
Le esperienze didattiche delle quali si riferisce e sulle quali si riflette sono state condotte in contesti scolastici differenti, dalla scuola dell’infanzia all’Università, con apprendenti che hanno diverso repertorio linguistico, diversa età e motivazione. Molte questioni affrontate tuttavia accomunano i saggi del volume: tutti in varia misura mettono a fuoco il rapporto tra lingue più diffuse e lingue meno diffuse, si confrontano con la standarizzazione linguistica in rapporto alle varietà di lingue poco codificate, considerano l’eterogeneità sempre più evidente nella competenza linguistica di partenza dei parlanti/apprendenti, e infine sottolineano la necessità di ripensare un curriculum per la preparazione di chi svolge l’insegnamento di lingue locali, anche grazie a un confronto sistematico tra ricerca e applicazione.
Nel libro i contributi di E. Bidese, F. Cognola, P. Cordin, L. Groff, M. Llobera, A. Lunelli, A. Nicolussi Golo, M. Nicolussi Moro, M. Pedrazza, S. Penasa, S. Rasom, F. Ricci Garotti. Il libro è edito nella collana Lingua, tradizione, didattica da FrancoAngeli.